Medioevo

La storia della Val Poschiavo negli anni precedenti il 1200 rimane in larga misura oscura. È noto soltanto che alla fine dell'VIII secolo la pieve di Poschiavo entra a far parte dei possedimenti dell'abbazia parigina di S. Dionigi e che la valle, dal punto di vista ecclesiastico, dipende dalla diocesi di Como.

Attorno all'inizio dell'XI secolo sorge la chiesa di San Romerio, la cui comunità di «servitores» ha presumibilmente un ruolo importante nell'urbanizzazione della bassa Val Poschiavo.

Alla fine del XII secolo, diritti di signoria sono esercitati in Val Poschiavo dai signori di Matsch-Venosta. Ma la loro posizione è precaria. Sulla valle cercano di estendere la loro influenza sia la città di Como, sia il vescovo di Coira.

Nel 1350 la Val Poschiavo passa sotto la dominazione dei Visconti di Milano, ormai signori di Como. Ma la cessione da parte di Milano del feudo poschiavino a Giovanni Malacrida, castellano di Musso, nel 1406, spinge i poschiavini a chiedere protezione al vescovo di Coira e ad aderire di fatto nel 1408 alla Lega Caddea. La valle si orienta così definitivamente verso nord.

Cronologia Medioevo

  • Carlo Magno conferma all'abbazia parigina di S. Dionigi tutte le donazioni e le immunità concesse al monastero da suo padre, re Pipino, e dai suoi predecessori. Da documenti posteriori si desume che in questa conferma era pure compreso il possesso delle pievi e delle chiese di Bormio, Mazzo e Poschiavo.
  • Il nome di «Postclave» figura per la prima volta in un documento ufficiale. Il re dei Franchi Lotario I conferma la validità dei diritti ecclesiastici del vescovado di Como su parte della Valtellina e della Val Poschiavo.
  • Viene nominata per la prima volta la chiesa di S. Romerio ed una comunità di ‘servitores’ che vivevano presso la stessa. Da documenti coevi si desume che la chiesa fu consacrata dal vescovo di Como Guido Grimoldi negli anni compresi tra il 1096 e il 1106.
  • Egino fu Eginone di Matsch-Venosta investe Lanfranco del Pisce di Como a suo nome ed a nome dei suoi soci e Frugerio de Clausura a nome e per parte del comune di Poschiavo di tutte le vene metallifere reperibili in territorio di Poschiavo. L'investitura vien fatta con il consenso dei vicini di Poschiavo, visto che era necessario a quest'impresa l'uso di beni comunali quali i boschi per il legname, le strade, i pascoli e le acque. Da questo documento si desume che il comune di Poschiavo aveva già una sua struttura istituzionale ben affermata e aveva pure il diritto di disporre dei propri beni comunali.
  • I beni della famiglia di Gabardo de Matsch vengono ripartiti tra i fratelli Egano, Corrado e Gabardino. A quest’ultimo vengono assegnate le entrate del feudo di Poschiavo. Il Comune di Poschiavo pagava 9 lire di fitto ai Matsch 'pro causis et honoribus' che questi avevano in territorio di Poschiavo.
  • Federico vescovo di Coira investe per legale feudo Egidio Venosta di Mazzo di tutti i diritti che i suoi antenati erano soliti ricevere dalla Chiesa di Coira, esistenti cioè nel territorio e nella villa di Poschiavo 'cum omni honore et districtu ...et iure tenendi causas per tres vices in anno'. Egidio Venosta deve tener giustizia tre volte all’anno assieme all'avvocato di Matsch. Due terzi delle multe spetteranno ad Egidio, un terzo all'avvocato. Il comune di Poschiavo deve inoltre dare ad Egidio ogni anno 50 ovini e 50 trote.
  • Il servitore del comune di Como Gerardo de Magistro, su ordine di Retoldo de Agazis giudice del palazzo di giustizia di Como, e Giuliano Capra fu Bono Ymizani di Poschiavo, servitore del comune di Poschiavo, su ordine di Giovanni de Laffranchi decano del comune di Poschiavo e di Giovanni di Ruffo messo del signor Brunasio Rusca di Como, podestà della comunità di Poschiavo, immisero in possesso i frati di San Romerio Giacomo di Niardo e Vitale Burmino di un campo a Stripinio nella Coltura di Santa Maria di Poschiavo. Da questo documento si deduce che il comune della città di Como esercitava certi diritti di giurisdizione sulla valle dove vi inviava pure propri podestà e funzionari.
  • La città di Como passa sotto la dominazione dei Visconti di Milano. Azzone Visconti, duca di Milano, ottiene la signoria di Como da Franchino Rusca, che in cambio viene riconfermato signore di Bellinzona. Con Como riceve anche la signoria sulla Valtellina e Valchiavenna.
  • Per tutelare i suoi diritti il vescovo di Coira Ulrico V investe il comune di Poschiavo di tutti i beni fondiari che la Chiesa di Coira deteneva in questo territorio. Gli uomini di Poschiavo giurano fedeltà al vescovo di Coira il quale a sua volta promette protezione contro il comune di Como.
  • Poschiavo passa sotto la dominazione dei Visconti di Milano. Nonostante la dominazione viscontea il comune di Poschiavo continua a pagare il fitto annuale di 50 cais (agnelli) ai signori di Matsch Venosta. Questi diritti passeranno in seguito ai Planta di Zuoz.
  • Andrea de Advocatis, vescovo di Como, investe Alieto de Olzate a nome del comune di Poschiavo, di tutta la decima e del diritto di decimare nel territorio di Poschiavo. Nel 1380 il comune di Poschiavo redime la decima vescovile da Borzio Capitanei di Bianzone per il prezzo di 800 fiorini d'oro.
  • Bormio e Poschiavo insorgono contro il dominio milanese e ricuperano per breve tempo la loro indipendenza, ma le truppe mercenarie milanesi hanno facilmente ragione degli insorti. In questo frangente l'assemblea comunale di Poschiavo dà incarico a Simone Albrici ed ad altri procuratori del Comune di recarsi dall'avvocato Ulrico di Matsch e di giurargli fedeltà e sottomissione.
  • Galeazzo II Visconti rilascia un decreto col quale sottomette e aggrega il comune e gli uomini di Poschiavo al Comune di Como «pella ribellione da quelli contro di lui operata».
  • Risalgono a questo anno gli statuti più vecchi di Poschiavo che ci sono stati tramandati.
  • Il vescovo di Coira Hartmann investe Egidio detto Chino fu Gabardo Venosta con suo nipote Orello del feudo che i loro progenitori detenevano dalla Chiesa di Coira.
  • Il vescovo di Coira Hartmann occupa Poschiavo. L'offensiva è però respinta dai Visconti.
  • Mastino, figlio di Bernabò Visconti, dona la Valtellina al vescovo di Coira. La donazione non ha comunque al momento alcun effetto pratico.
  • Giovanni Maria Galeazzo Visconti, figlio di Galeazzo, cede Poschiavo e Brusio a Giovanni Malacrida, castellano di Musso sul lago di Como.
  • Per liberarsi dal governo visconteo e per non dover subire addirittura la sudditanza al castellano di Musso i comuni di Poschiavo e Brusio si sottomettono e chiedono protezione al vescovo di Coira. Allo stesso tempo si aggregano alla Lega Caddea. Il vescovo si riserva però la nomina del podestà e l’alta giurisdizione sulla valle.
  • Hartman vescovo di Coira dirime le liti tra la famiglia Olgiati e il comune di Poschiavo concernenti la distruzione del castello Olgiati.
  • Giovanni vescovo di Coira conferma gli statuti del comune di Poschiavo.
  • Il duca di Milano Filippo Maria Visconti concede ai poschiavini di importare dalla Valtellina 80 carri di vino esenti da dazio.
  • Accordo tra i comuni di Poschiavo e l'Engadina Alta per il trasporto e la strada del Bernina. I diritti di trasporto appartengono ai comuni.

    Vendita della Casa Torre da parte di Tognino detto Barbuda de Olzate al comune di Poschiavo.

     

  • Gian Galeazzo Maria Sforza si lamenta presso il vescovo di Coria Ortlieb che i brusiesi hanno fatto incursioni in territorio di Tirano bruciando case e rubando fieno.
  • Uno scoscendimento seppellisce il villaggio di Zarera.
  • I Grigioni occupano Bormio, Poschiavo e Chiavenna e devastano la Valtellina. Ludovico il Moro tratta la restituzione dei territori occupati.
  • Poschiavo riscatta definitivamente i diritti di dominio dal vescovo di Coira per la somma di 1200 fiorini. La somma viene prestata dai signori Escher di Zurigo.
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Circa 2'500 fotografie testimoniano quasi un secolo di storia della Valposchiavo a cavallo fra il 19esimo e il 20esimo secolo.

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Il Centro di documentazione sulla storia della Val Poschiavo è ospitato in un locale al terzo piano della Casa Besta a Brusio.

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